Lo spread è la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato di due diversi Paesi; la differenza che interessa a noi italiani è quella tra il rendimento del Btp italiano a 10 anni e il Bund tedesco di pari durata.
Pertanto, lo spread BTP-Bund incarna l’aspettativa che gli investitori hanno circa la stabilità del nostro sistema finanziario ed economico.

Lo spread aumenta quando la fiducia degli investitori sulla capacità del nostro Paese di ripagare i debiti diminuisce: in questo caso, lo Stato si trova costretto a offrire ai nuovi investitori interessi molto più alti di quelli del “modello virtuoso” di riferimento, ossia la Germania. Nei momenti in cui l’Italia dà buona prova di sé, questi interessi – e di riflesso anche lo spread – calano.

I movimenti dello spread sono legati sicuramente alle questioni economico-finanziarie dei vari Paesi e alle vicende congiunturali, come la credibilità e le politiche dei governi nazionali.
L’aumento dello spread comporta molti rischi a livello economico non solo per lo Stato, ma anche per le famiglie e le imprese.

In particolare: meno servizi e/o più tasse: lo Stato è costretto a spendere più soldi per rimborsare gli investitori, di conseguenza avrà meno denaro da destinare ai servizi pubblici e agli sgravi fiscali; aumento del debito pubblico; incremento dei costi dei finanziamenti: i nuovi finanziamenti, potrebbero essere più costosi, dal momento che le banche potrebbero “scaricare” su aziende e famiglie gli effetti in bilancio della perdita di valore dei titoli di Stato presenti nei loro portafogli (perdita di valore a sua volta causata dai rendimenti più alti delle nuove emissioni).

In conclusione, lo spread è un importante indicatore della salute economica e finanziaria di un Paese

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