Cowboy e astronauta

Uno degli articoli che ha gettato le fondamenta dell’economia ambientale è “The economics of the coming spaceship Earth”, pubblicato nel 1966 a cura di Kenneth Boulding.

Nell’articolo, Boulding delinea due tipi di economie, identificandoli con due figure: il cowboy e l’astronauta. Il cowboy si limita a considerare le pianure sterminate che lo circondano, mosso da una continua sete di conquista e di consumo. L’astronauta ha invece la profonda consapevolezza del sistema che lo ospita, la grande navicella spaziale Terra, dei suoi limiti e dei cicli che regolano il suo funzionamento.

“Sia pure in modo pittoresco chiamerò ‘economia del cowboy’ l’economia aperta; il cowboy è il simbolo delle pianure sterminate, del comportamento instancabile, romantico, violento e di rapina che è caratteristico delle società aperte. L’economia chiusa del futuro dovrà rassomigliare invece all’economia dell’astronauta: la Terra va considerata una navicella spaziale, nella quale la disponibilità di qualsiasi cosa ha un limite, per quanto riguarda sia la possibilità di uso, sia la capacità di accogliere i rifiuti, e nella quale perciò bisogna comportarsi come in un sistema ecologico chiuso capace di rigenerare continuamente i materiali, usando soltanto un apporto esterno di energia”.

Boulding ha avuto l’idea rivoluzionaria di considerare la Terra come un sistema chiuso: solo dalla Terra gli umani possono trarre le risorse necessarie, e solo sulla Terra possono immettere scorie e rifiuti.

Le scorte di energia si possono rimpiazzare solo con energia solare, mentre quelle di acqua e materie sono durevoli solo se riutilizzate e riciclate, tema di cui parlo spesso nel mio blog.

 

Economia dell’astronauta e sostenibilità

Ci vogliono oltre 40 anni di scoperte e innovazioni tecnologiche, ma anche di crescita costante delle diseguaglianze socio-economiche nella popolazione mondiale, nonché dei continui disastri ambientali, perché l’economia dell’astronauta si fondi con i principi sacrosanti e attuali della sostenibilità.

Molti scienziati e scienziate hanno contribuito a questo passaggio.

– 1971, Barry Commoner, biologo statunitense, nel noto libro “Il cerchio da chiudere” scrisse: “Il sistema vitale terrestre si basava su una risorsa non rinnovabile, sull’acqua e sull’accumulo geochimico di sostanza organica: la sopravvivenza divenne possibile solo grazie alla comparsa dei primi organismi che svilupparono la fotosintesi(…). Questi nuovi organismi utilizzarono la luce solare per trasformare l’anidride carbonica e le sostanze inorganiche in sostanza organica. Fu un evento cruciale, che permise di riconvertire il primo rifiuto di una forma di vita, l’anidride carbonica, in sostanza alimentare, cioè in composti organici. Il cerchio si chiudeva: un processo che era fatalmente lineare diventa circolare, con la possibilità di autoperpetuarsi”.

– 1971, l’economista-matematico Nicholas Georgescu-Roegen propone di applicare il principio dell’entropia in economia, incorporando il degrado della materia e dell’energia e i vincoli degli ecosistemi.

– 1973, l’economista Herman Daly introduce il concetto di stato stazionario: ricchezza materiale e popolazione non possono crescere all’infinito, vanno limitate e controllate grazie ad un flusso minimo di risorse naturali.

– 1990, la scienziata Elinor Ostrom, la prima donna a vincere il Nobel per l’economia, spiega come stabilire un rapporto a lungo termine tra gli umani e gli ecosistemi.

 

Le teorie e le azioni più recenti

– 2002, l’architetto americano William McDonough e il chimico tedesco Michael Braungart pubblicano il libro “Dalla culla alla culla, come conciliare tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo.”, in cui illustrano il principio della “eco-efficacia” che si fonda su tre fondamentali concetti:
1) la progettazione di filiere di produzione che prevedano, a monte (a partire dall’architettura degli edifici industriali fino al prodotto finale), il reinserimento dei materiali in successivi cicli produttivi;
2) la netta separazione tra «metabolismo biologico» e «metabolismo tecnologico»;
3) il passaggio dal concetto di vendita di prodotti al concetto di vendita di servizi (per esempio non più vendita di un televisore, ma vendita di un certo numero di ore di trasmissione).
L’approccio “dalla culla alla culla” si contrappone all’esistente sistema industriale, fondato sul paradigma “dalla culla alla tomba”, secondo il quale il destino dei beni di consumo che produciamo e utilizziamo è di finire la loro vita nelle discariche o negli inceneritori, con conseguente spreco di preziosi materiali, risorse ed energia e produzione di inquinanti.

– 2009, nasce la EMF (Ellen MacArthur Foundation) che funge da volano verso i principi dell’economia circolare. Partendo dal semplice assunto che l’attuale economia lineare si basa sul consumo di risorse che prima o poi si esauriranno, la EMF cerca di ribaltare la prospettiva lineare in un disegno circolare. Principalmente la sua opera avviene su tre livelli: fornire strumenti per la comunicazione e l’istruzione, realizzare studi e ricerche e coinvolgere aziende e istituzioni nel cambiamento.
I settori chiave identificati per apportare modifiche evidenti e sostanziali sono cinque: mobilità, plastica, moda, alimentare e finanza.

– 2015, l’Unione Europea ha scritto il primo Pacchetto sull’Economia Circolare (EC), un insieme di 54 azioni, elaborate per facilitare la transizione verso un’economia circolare europea.

– Marzo 2020, è stato creato un documento, il Circular Economy Action Plan, che nasce seguendo proprio le linee guida del pacchetto EC.

– Febbraio 2021, è stato modificato e approvato il nuovo Piano d’Azione dell’Economia Circolare; per l’Europarlamento, l’economia circolare è “la strada che l’Ue e le imprese devono seguire per restare innovative e competitive sul mercato globale, riducendo nel contempo la loro impronta ambientale”.

 

Le regole dell’economia circolare e l’investimento sostenibile

L’economia circolare funziona secondo il modello delle 3R:
RIDUZIONE, le risorse si usano con parsimonia.
RIUSO, si promuove in tutti i modi il recupero degli oggetti e dei loro componenti.
RICICLO, quando riusare un oggetto o le sue parti diventa impossibile, si riciclano i materiali che lo compongono.

RICICLARE, RIDURRE E RIUTILIZZARE, le parole d’ordine dell’economia circolare.

Negli ultimi tempi ha cominciato a diffondersi sempre di più l’uso del termine “finanza sostenibile”, per identificare il processo che porta, nell’adozione di decisioni di investimento, a tenere in considerazione i fattori ambientali e sociali, con l’obiettivo di orientare gli investimenti verso attività sostenibili e di lungo periodo.

L’investimento, pertanto, deve rispondere non solo all’obiettivo di profitto, ma deve avere anche un impatto positivo nel nostro mondo.

Un prodotto di investimento sostenibile deriva quindi dall’elaborazione di un protocollo di ricerca e analisi in grado di assegnare un valore all’azienda. Questo va fatto non solo in funzione dei parametri di bilancio e finanziari, ma anche in base alla solidità del modello di business. Quest’ultima è a sua volta fortemente influenzata da elementi di carattere extra finanziario quali:
• il rispetto dell’ambiente
• la capacità dell’azienda di incidere in modo responsabile nel contesto sociale di riferimento.
• la trasparenza con cui il modello di business viene governato secondo regole chiare.

Gestire un patrimonio e, al contempo, sostenere iniziative di impresa coinvolte in progetti a favore dell’economia circolare, innesca un circolo virtuoso che consente di elevare il ruolo della finanza da una materia prettamente speculativa per assumere una caratteristica più costruttiva.