I NEET (Neither in Employment or in Education or Training) sono i giovani che non studiano, non hanno un lavoro e non sono impegnati in percorsi formativi.
In Italia, secondo l’Istat, i giovani NEET sono 2.100.000, il numero più alto riscontrato tra i paesi europei.
Le tipologie di NEET
Secondo un rapporto stilato da Eurofound, un’agenzia di ricerca dell’Unione Europea, esistono 5 sottogruppi all’interno del mondo NEET:
– disoccupati;
– indisponibili, che non hanno possibilità di svolgere attività lavorative o formative per ragioni di salute o per responsabilità familiari;
– disimpegnati, che per scelta passiva non cercano lavoro né occasioni formative;
– cercatori di opportunità, che sono alla ricerca attiva dell’opportunità lavorativa o formativa che reputano più adeguata per loro;
– volontari, che sono NEET per scelta attiva, provvisoriamente inattivi, per fare un viaggio o un’esperienza di volontariato o di piacere.
Ma perché i giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei raggiungono più tardi l’autonomia dalla propria famiglia? Sono veramente mammoni o questo dato cela altre problematiche?
Le cause della condizione NEET
Di fatto, a determinare in maniera pesante la possibilità di uscire precocemente dal nucleo familiare sono le condizioni sociali ed economiche delle famiglie o dei gruppi di provenienza. Anche su questo aspetto interviene Eurofound definendo gli aspetti che determinano la permenenza nella condizione di NEET:
– Educazione: un basso livello di istruzione aumenta di tre volte il rischio di diventare NEET;
– Genere: le donne hanno il 60% di probabilità in più di diventare NEET;
– Migrazione: essere immigrato aumenta del 70% il rischio di diventare NEET;
– Disabilità: essere portatori di disabilità aumenta il rischio del 40%;
– Famiglia: avere genitori divorziati comporta un rischio maggiorato del 30%; avere genitori disoccupati aumenta il rischio del 17%; avere genitori con un basso livello di istruzione raddoppia questo rischio;
– Residenza: vivere in aree depresse o remote aumenta di 1,5 volte la probabilità di diventare NEET.
Il Corpo Europeo di Solidarietà
La crisi economica ha portato con sè alti livelli la disoccupazione giovanile e quindi anche il disimpegno dei giovani.
A tal proposito, il 18 maggio 2021 il Parlamento Europeo ha adottato il programma relativo al «Corpo europeo di solidarietà» per il periodo 2021-2027. Per la prima volta questo progetto dispone di un proprio bilancio, che ammonta a oltre un miliardo di euro e consente la partecipazione di circa 350.000 giovani.
I deputati hanno chiesto che il Corpo europeo di solidarietà sia reso più accessibile ai giovani con minori opportunità, come le persone con disabilità, isolate o provenienti da comunità emarginate ed ai giovani con difficoltà di apprendimento o problemi di salute.
Inoltre si sono espressi a favore di una chiara distinzione tra le attività di volontariato e l’inserimento professionale, onde evitare che nessuna organizzazione partecipante utilizzi i giovani come volontari non retribuiti quando sono disponibili potenziali posti di lavoro di qualità.
Il Parlamento ha insistito affinché le strutture di accoglienza siano tenute a dimostrare la qualità delle attività proposte e a rispettare maggiormente le regolamentazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Infine ha ottenuto che il programma sia valutato in base al suo contributo agli obiettivi climatici dell’Unione Europea.
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