Responsabilità medica: cosa significa
Il 30 Giugno del 2021 il broker assicurativo Marsh Italia ha pubblicato un report, in materia di “MedMal” (medical malpractice, ossia responsabilità medica), nel quale risulta, tra le altre cose,
che in Italia:
- ogni struttura pubblica riceve in media 30 richieste di risarcimento danni all’anno (si apre un sinistro ogni 12 giorni circa)
- l’importo medio liquidato è di circa € 86.000 per ciascun sinistro
- ciascuna singola struttura sanitaria versa in media, ogni anno, circa € 1.650.000 a titolo risarcimento danni per malasanità
In tema di responsabilità medica, ogni anno oltre 35.000 azioni legali vengono intentate da pazienti che denunciano casi di presunta malasanità, coinvolgendo un numero altrettanto elevato di medici e sanitari.
Ora, anche se il 95% delle denunce è destinato a risolversi perché inesistenti, rimangono pur sempre dei procedimenti che generano ingenti risarcimenti in capo al medico a cui viene attribuita la responsabilità.
Affinché si possa parlare di responsabilità medica, devono sussistere tre elementi essenziali:
- una condotta (anche omissiva) colpevole. Il medico è negligente se non fa quello che era doveroso fare; è imprudente se fa quello che non doveva fare; è imperito se commette un errore nella prestazione
- un danno
- il nesso causale tra la condotta ( o l’omissione ) e il danno
La responsabilità medica pertanto è quel tipo di responsabilità che deriva da danni causati ai pazienti da errori o omissioni dei sanitari.
I rischi legali e finanziari per i medici
La medicina, prima ancora di essere scienza, viene considerata una vera e propria arte: un risultato non può considerarsi univoco e i “rimedi” alla malattia danno origine a risultati statistici che non forniscono mai la stessa identica soluzione. La terapia è soggettiva, come pure la risposta del paziente alla terapia.
Ne deriva che, i medici sono potenzialmente soggetti, in misura maggiore rispetto ad altri professionisti, ad azioni giudiziarie e a richieste di risarcimento del danno da parte dei propri pazienti.
La riforma Gelli (2017) ha ridefinito i limiti di applicazione ai quali fa capo la responsabilità medica ed ha obbligato le strutture sanitarie alla stipula di un contratto assicurativo che tuteli i suoi pazienti, onere peraltro richiesto anche ai medici.
Con la riforma, l’azione civile contro il medico è stata seriamente disincentivata, perché la sua responsabilità è di tipo extracontrattuale, mentre quella delle strutture sanitarie ha conservato la natura contrattuale (l’onere probatorio è ripartito tra danneggiato che deve provare l’evento dannoso e il danneggiante che deve dimostrare l’impossibilità di adempiere. Risulta alleggerita anche la responsabilità penale del medico perché il medico non è punibile se ha compiuto un errore lieve mentre opera nel rispetto delle linee guida o delle buone pratiche assistenziali. Sempre la riforma Gelli introduce numerosi limiti per la cosiddetta azione di rivalsa.
Il particolare momento storico ha messo in evidenza lo stato critico della Sanità italiana che, a seguito dei tagli ventennali di spesa pubblica ha ridotto l’offerta e, in molti casi, anche la qualità del servizio. E’ nato il fenomeno della “medicina difensiva”, cioè la richiesta di un numero eccessivo di esami e accertamenti, al fine di evitare l’assunzione di eccessiva responsabilità, pratica questa che ha esorbitanti costi annuali. Diventa necessario un intervento della Politica che restituisca motivazione e dignità al personale sanitario.
Quali sono i rischi finanziari per i medici?
Dal punto di vista patrimoniale, i medici che vengono colpiti da procedimenti risarcitori, una volta assodata la loro responsabilità, rischiano di vedersi bloccati (o perdere) i propri beni a seguito di iniziative messe in atto dal paziente danneggiato, e ogni azione tardiva volta a proteggere il patrimonio diventerà inefficace proprio perché posta in essere in presenza di un procedimento.
E’ dunque evidente l’importanza di definire un programma di tutela del patrimonio del medico che sia efficace ad affrontare situazioni “rischiose”.
Non è sufficiente la sola polizza a copertura del rischio professionale, perché spesso non copre tutti i rischi lasciando il medico scoperto a rispondere con il proprio patrimonio a richieste di risarcimento per importi superiori ai massimali o per tipologie di responsabilità che non sono ricomprese nelle norme contrattuali della polizza. E’ fondamentale che ciascun medico agisca tempestivamente e preventivamente, tutelando sè stesso e i propri familiari prima dell’insorgenza del problema e non dopo.
Una giusta prevenzione può essere attuata attraverso una efficace pianificazione patrimoniale che può proteggere il patrimonio in caso di una eventuale e futura azione risarcitoria da parte di un terzo.
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